Chi ha contato di più nella sconfitta di Walter?

Si è ripetuto spesso che il PD avrebbe dovuto parlare con una voce sola. Quella del suo segretario. Eppure i “colonnelli” del PD negli ultimi mesi e settimane hanno fatto sentire molto la loro voce, forse troppo. Qualcuno avrà agito dietro le quinte, altri si sono lanciati in esternazioni forti, è il caso di Rutelli che pochi giorni fa, intimava “avanti così e ci sarà la scissione” (corriere.it). Si possono rintracciare le divere “responsabilità” sulla base di quanto i leader del PD si sono fatti vedere sui media? Oppure, come qualcuno ritiene, chi si è fatto vedere poco, ha lavorato molto dietro le quinte?



Eluana Englaro: una questione privata e un dibattito pubblico

Il caos mediatico intorno alla vicenda di Eluana Englaro è stato sotto gli occhi di tutti. Se ne è parlato tanto, forse troppo, ma come è stato affrontato il problema?

Proviamo ad analizzare il caso attraverso i dati di Bayes-Swarm sulle fonti online (dati dal 15 Gennaio 2009 al 15 Febbraio 2009).

La parola Eluana ha una presenza tripla rispetto alla parola Englaro: le percentuali sembrano significative in quanto rivelano un racconto intimo e privato della vicenda – chiamando la donna per nome si entra nella sua sfera personale; l’uso del cognome indica un punto di vista più professionale e un maggior distacco. In effetti i dati non sconcertano: è ormai abitudine comune dei giornalisti far riferimento ai protagonisti delle cronache per nome di battesimo.

Ma il caso Englaro ha anche un suo significato “pubblico”: l’aver aperto in Italia un dibattito su un argomento delicatissimo e su un buco legislativo, tale da mettere in crisi i poteri dello stato.

Mettendo a confronto le ricorrenze delle parole chiave di questa vicenda è però evidente che il dibattito su testamento biologico, accanimento terapeutico ed eutanasia sia davvero arretrato rispetto al fatto personale. Ancora una volta si evidenzia la valenza decisamente privata di tutto la vicenda: si fa riferimento ad Eluana Englaro 5847 volte, mentre si parla di testamento biologico 411, di eutanasia 144, di accanimento terapeutico solo 34.

Volendo osservare il dibattito acceso si scopre che si parla soprattutto di testamento biologico, anche grazie al fermento istituzionale intorno alla bozza di legge. Ma si parla anche di eutanasia, e molto meno di accanimento terapeutico – dato indicativo rispetto al giudizio generale sulla vicenda.

Ora, aspettiamo di vedere se questo caso, portato a simbolo di una lotta per la vita (da entrambe le parti, se vogliamo), si sgonfierà come altri e soprattutto se il dibattito iniziato passerà velocemente nell’oblio di media, potere politico ed opinione pubblica oppure se riuscirà ad evolversi in modo più cosciente e razionale.

Visibilità e fiducia, quale nesso?

La visibilità influenza la fiducia dei cittadini nei protagonisti del teatro politico? Quale è il segno della relazione che lega visibilità e fiducia? Queste sono le domande che l'analisi incrociata dei dati del database bayes-swarm e dei dati provenienti dal sondaggio commissionato da Repubblica a IPR Marketing.

Ipotesi: esiste una relazione positiva che lega visibilità e fiducia nei confronti dei soggetti politici.
Oggetto: i partiti politici
Dati: l'analisi terrà conto dei dati relativi al periodo 15.12.2008 – 15.01.2009

Per cominciare vediamo la variazione della percentuale degli intervistati che si ripongono molta/abbastanza fiducia nell'operato dei partiti:

Passiamo adesso all'analisi dei dati che bayes-swarm ci offre relativi alla visibilità dei partiti sulle pagine di informazione on-line:

Passando ad un'analisi incrociata dei dati si può vedere come il caso del Partito Democratico, del Popolo delle Libertà e dell'Italia dei valori avvalorano la tesi di partenza, vale a dire che esiste una relazione di segno positivo tra la visibilità e la fiducia dichiarata nei confronti dei partiti: vale a dire, quando la visibilità decresce decresce anche la fiducia dei cittadini intervistati. L'ipotesi viene inficiata dal caso Lega Nord e U.D.C.: infatti, come si può vedere, rispettivamente, ad un aumento della visibilità non corrisponde un aumento della fiducia che si riveste nel partito Lega Nord, mentre per quanto riguarda il partito di Casini, gli intervistati sono indifferenti al calo di visibilità.

Alla luce dei dati, possiamo concludere che l'ipotesi di partenza non è verificata in modo puntuale, vale a dire, ma possiamo fare una considerazione ben importante: fiducia e visibilità non hanno mai segno opposto e anzi, spesso, dimostrano di aver la stessa tendenza.
Facciamo un piccolo passo in avanti introducendo un'osservazione ricavata dai dati.
Le oscillazioni monitorate dal sondaggio condotto da IPRMarketing per Repubblica sono minime: un 2% su 1000 intervistati significa che solo 20 persone chiamate in causa hanno cambiato opinione riguardo alla fiducia nutrita nei confronti dell'operato dei partiti a fronte di un maggiore calo in termini di visibilità. Questi dati sembrano indicare che la fiducia tende ad essere conservativa.

Conclusioni:
Si può così concludere che l’ipotesi di partenza non è del tutto verificata: non esiste, almeno in questo caso, una corrispondenza proporzionale e diretta tra visibilità e fiducia.
Allo stesso tempo, però, sembra esserci un rapporto di influenza: l’opinione degli intervistati ondeggia in corrispondenza della maggiore o minore visibilità sui media; corrispondenza più significativa se si prende come assunto l’inclinazione conservativa che caratterizza l’opinione pubblica.