Con quella faccia da bravo ragazzo, Franceschini funziona

È sicuramente presto per dirlo, ma per ora Franceschini sembra avere una buona strategia mediatica. Secondo alcune voci, poi non confermate per la verità, lo stesso Berlusconi avrebbe messo in guardia i suoi collaboratori e alleati dicendo che “con quella faccia da bravo ragazzo, Franceschini funziona in TV” ( corriere.it ). Noi siamo andata a confrontare nell’ultimo mese e mezzo quanto i due segretari del PD siano riusciti a fare in quanto a visibilità. Le informazioni provengono dal database dell’associazione BayesFor, i cui dati sono consultabili gratuitamente on-line.
Come si vede Franceschini, partito come segretario a tempo determinato, sembra tener testa a Berlusconi con molta più efficacia rispetto a Veltroni. Nelle 3 settimane precedenti alle dimissioni l’ex segretario del PD ha avuto una visibilità sui media di gran lunga inferiore al rivale (escludendo il solo giorno delle dimissioni). Al contrario il nuovo segretario risulta molto più presente sui media on-line. Superando in alcuni giorni la visibilità del Presidente del Consiglio. Certo la visibilità di Berlusconi rimane maggiore, ma il nuovo leader di opposizione sembra più in grado di dargli filo da torcere in quanto a comunicazione.

Paolo Brunori

Chi ha contato di più nella sconfitta di Walter?

Si è ripetuto spesso che il PD avrebbe dovuto parlare con una voce sola. Quella del suo segretario. Eppure i “colonnelli” del PD negli ultimi mesi e settimane hanno fatto sentire molto la loro voce, forse troppo. Qualcuno avrà agito dietro le quinte, altri si sono lanciati in esternazioni forti, è il caso di Rutelli che pochi giorni fa, intimava “avanti così e ci sarà la scissione” (corriere.it). Si possono rintracciare le divere “responsabilità” sulla base di quanto i leader del PD si sono fatti vedere sui media? Oppure, come qualcuno ritiene, chi si è fatto vedere poco, ha lavorato molto dietro le quinte?



Eluana Englaro: una questione privata e un dibattito pubblico

Il caos mediatico intorno alla vicenda di Eluana Englaro è stato sotto gli occhi di tutti. Se ne è parlato tanto, forse troppo, ma come è stato affrontato il problema?

Proviamo ad analizzare il caso attraverso i dati di Bayes-Swarm sulle fonti online (dati dal 15 Gennaio 2009 al 15 Febbraio 2009).

La parola Eluana ha una presenza tripla rispetto alla parola Englaro: le percentuali sembrano significative in quanto rivelano un racconto intimo e privato della vicenda – chiamando la donna per nome si entra nella sua sfera personale; l’uso del cognome indica un punto di vista più professionale e un maggior distacco. In effetti i dati non sconcertano: è ormai abitudine comune dei giornalisti far riferimento ai protagonisti delle cronache per nome di battesimo.

Ma il caso Englaro ha anche un suo significato “pubblico”: l’aver aperto in Italia un dibattito su un argomento delicatissimo e su un buco legislativo, tale da mettere in crisi i poteri dello stato.

Mettendo a confronto le ricorrenze delle parole chiave di questa vicenda è però evidente che il dibattito su testamento biologico, accanimento terapeutico ed eutanasia sia davvero arretrato rispetto al fatto personale. Ancora una volta si evidenzia la valenza decisamente privata di tutto la vicenda: si fa riferimento ad Eluana Englaro 5847 volte, mentre si parla di testamento biologico 411, di eutanasia 144, di accanimento terapeutico solo 34.

Volendo osservare il dibattito acceso si scopre che si parla soprattutto di testamento biologico, anche grazie al fermento istituzionale intorno alla bozza di legge. Ma si parla anche di eutanasia, e molto meno di accanimento terapeutico – dato indicativo rispetto al giudizio generale sulla vicenda.

Ora, aspettiamo di vedere se questo caso, portato a simbolo di una lotta per la vita (da entrambe le parti, se vogliamo), si sgonfierà come altri e soprattutto se il dibattito iniziato passerà velocemente nell’oblio di media, potere politico ed opinione pubblica oppure se riuscirà ad evolversi in modo più cosciente e razionale.

Visibilità e fiducia, quale nesso?

La visibilità influenza la fiducia dei cittadini nei protagonisti del teatro politico? Quale è il segno della relazione che lega visibilità e fiducia? Queste sono le domande che l'analisi incrociata dei dati del database bayes-swarm e dei dati provenienti dal sondaggio commissionato da Repubblica a IPR Marketing.

Ipotesi: esiste una relazione positiva che lega visibilità e fiducia nei confronti dei soggetti politici.
Oggetto: i partiti politici
Dati: l'analisi terrà conto dei dati relativi al periodo 15.12.2008 – 15.01.2009

Per cominciare vediamo la variazione della percentuale degli intervistati che si ripongono molta/abbastanza fiducia nell'operato dei partiti:

Passiamo adesso all'analisi dei dati che bayes-swarm ci offre relativi alla visibilità dei partiti sulle pagine di informazione on-line:

Passando ad un'analisi incrociata dei dati si può vedere come il caso del Partito Democratico, del Popolo delle Libertà e dell'Italia dei valori avvalorano la tesi di partenza, vale a dire che esiste una relazione di segno positivo tra la visibilità e la fiducia dichiarata nei confronti dei partiti: vale a dire, quando la visibilità decresce decresce anche la fiducia dei cittadini intervistati. L'ipotesi viene inficiata dal caso Lega Nord e U.D.C.: infatti, come si può vedere, rispettivamente, ad un aumento della visibilità non corrisponde un aumento della fiducia che si riveste nel partito Lega Nord, mentre per quanto riguarda il partito di Casini, gli intervistati sono indifferenti al calo di visibilità.

Alla luce dei dati, possiamo concludere che l'ipotesi di partenza non è verificata in modo puntuale, vale a dire, ma possiamo fare una considerazione ben importante: fiducia e visibilità non hanno mai segno opposto e anzi, spesso, dimostrano di aver la stessa tendenza.
Facciamo un piccolo passo in avanti introducendo un'osservazione ricavata dai dati.
Le oscillazioni monitorate dal sondaggio condotto da IPRMarketing per Repubblica sono minime: un 2% su 1000 intervistati significa che solo 20 persone chiamate in causa hanno cambiato opinione riguardo alla fiducia nutrita nei confronti dell'operato dei partiti a fronte di un maggiore calo in termini di visibilità. Questi dati sembrano indicare che la fiducia tende ad essere conservativa.

Conclusioni:
Si può così concludere che l’ipotesi di partenza non è del tutto verificata: non esiste, almeno in questo caso, una corrispondenza proporzionale e diretta tra visibilità e fiducia.
Allo stesso tempo, però, sembra esserci un rapporto di influenza: l’opinione degli intervistati ondeggia in corrispondenza della maggiore o minore visibilità sui media; corrispondenza più significativa se si prende come assunto l’inclinazione conservativa che caratterizza l’opinione pubblica.

Che fine ha fatto Villari?

Gli italiani sono chiaccheroni ma non portano rancore. Si interessano maniacalmente a un fatto, ma presto se ne scordano. Perché? Perché i media italiani non riescono ad avere un rapporto sereno con le notizie? Non riescono a trattare con equilibrio le questioni, sopratutto quando riguardano l'Italia. Si parla ossessivamente di un tema, poi scompare. Quanto velocemente decade l'attenzione riguardo a un tema che eppure rimane la irrisolto come quando se ne parlava tutti i giorni?

Villari è un caso emblematico!

Paolo Brunori.

Sindacati tra lotta sociale e visibilità

Da quando Berlusconi si è insediato di nuovo al governo le pagine dei giornali, telegiornali, testate on-line, cinegiornali hanno riproposto un vecchio stereotipo del sistema capitalistico come lo conosciamo: i lavoratori perennemente scontenti e il sindacato in prima linea a guidare le rivendicazioni dei loro iscritti.

Alitalia, la crociata di Brunetta il Persecutore, la riforma della scuola targata Gelmini e chi più ne ha più ne metta. Cambiano i termini delle agitazioni ma i leader sindacali sono sempre lì a sventolare i loro vessilli. Ma che spazio viene loro riservato dalle testate giornalistiche e di informazione on-line? Il database di Bayes-Swarm ci da una mano nel condurre l’analisi*.

Per prima cosa vediamo qual è la percentuale di visibilità riservata a ciascuna sigla sindacale.

Salta subito all’occhio come per le testate di informazione on-line i problemi e le rivendicazioni non siano un affaire de droite, visto che lo spazio di visibilità ritagliato dall’UGL della Polverini ammonta al solo 2%.

La parte del leone la recita la CGIL la cui visibilità arriva al 56% del totale.

Per quanto riguarda i leader, invece?

A conferma di quanto emerso precedentemente, la visibilità del leader dell’UGL Polverini non è neppure rilevata dal nostro database, sintomo di una presenza e di una visibilità prossima allo zero.

Analizzando le percentuali ottenute delle singole personalità, il più visibile risulta essere Guglielmo Epifani, leader della CGIL che con il 67% annichilisce le altre due personalità di spicco del panorama sindacale italiano.

Adesso cerchiamo di rispondere ad una domanda. La visibilità sulle pagine di informazione on-line va di pari passo con la percentuale degli iscritti?

Per rispondere, partiamo da una dato statistico. Quanti sono gli iscritti dichiarati dai sindacati? Vediamo la tabella sottostante. (I dati sono relativi all’anno 2007 e si possono reperire sui siti della CGIL, UIL, CISL, UGL.)

Vediamo adesso il confronto (dal confronto è stato tolto l’UGL vista la mancanza di dati relativa agli iscritti):

Salta subito all’occhio come la percentuale della visibilità non rispecchi il valore del numero degli iscritti: infatti, anche se la UIL dichiara di avere un numero di tesserati minore della metà di quelli dichiarati dalla CISL, il sindacato di Angeletti riesce a ritagliarsi uno spazio di poco superiore a quello della stessa CISL. Inarrivabili i valori della CGIL.

Andrea Turi

* Abbiamo restrinto il campo di indagine al periodo 1 luglio 2008 – 11 novembre 2008 e abbiamo preso in considerazione i dati relativi ai grandi sindacati confederati: CGIL, UIL, CISL, UGL.

I numeri della manifestazione del PD

I sondaggi ribadiscono il consenso popolare del governo, contro un'opposizione sempre più schiacciata dai numeri. La manifestazione del 25 Ottobre doveva essere l'occasione, accuratamente organizzata e pubblicizzata, per mostrare al paese (e “contare”) il popolo del Partito Democratico.


Da sabato in effetti i media hanno dato risalto soprattutto a questa conta e alle polemiche politiche sul numero dei partecipanti: “Per gli organizzatori 2,5 milioni. Per la Questura 200mila persone. Funzionari di polizia sul posto avevano parlato di 800mila persone. […] Per Roberto Calderoli «in termini numerici, la manifestazione di ieri è stata un flop». Sui numeri di ieri, dice: «Facciamo che erano 300 mila... »” (Il Messaggero). Cifre talmente differenti da sembrare sparate a caso da una parte e dall’altra.

Anche noi, attraverso Bayes-Swarm, diamo i numeri: misuriamo la visibilità di Veltroni e del Partito Democratico nell'ultimo mese e notiamo una crescita di settimana in settimana. La presenza della parola Veltroni e della parola Pd sui siti di informazione aumenta, raddoppiando nella settimana in cui si è svolta la manifestazione.

Dobbiamo quindi dire che, a prescindere dalle persone fisiche che sono scese in piazza sabato scorso, mediaticamente la manifestazione del Pd è stata tutt'altro che un flop – grazie anche alla risonanza delle polemiche sui numeri.
Lara Burriesci

Barcamp Esperimenti Democratici

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Sabato 4 Ottobre a Roma ho partecipato al barcamp Esperimenti Democratici, come relatrice per l'argomento "Conoscenza, diritto all'informazione e libertà della rete”. Si parlava di (non)democrazia in tutte le sue forme: problemi, tematiche, rischi, suggerimenti, proposte e progetti.

Può esistere una democrazia senza informazione? E senza trasparenza? Il sistema dei media influenza necessariamente la nostra percezione del mondo e dei problemi.

Ecco, Bayes-Swarm è uno strumento utile ed aperto a tutti per "misurare" nell'immediato l'informazione e capirne le tendenze, le correlazioni ed i cambiamenti nel tempo. Per accorgersi di cosa si parla, come, quando e dove.

Quindi ho presentato il database, le sue possibili applicazioni ed il lavoro dell'Osservatorio Web.

Nei materiali si trova la presentazione che ho preparato e nel sito di Radio Radicale, organizzatrice dell'evento, il mio intervento (ore 15.17).

Qualcuno dice si tratti addirittura della prima uscita pubblica del nascente “Osservatorio sull'informazione on-line”!

Materiali

  • Presentazione al BarCamp Esperimenti Democratici - Roma, 04 Ottobre 2008

Blog Osservatorio Web

Questo blog è un punto di osservazione sull'informazione online. Le analisi e le riflessioni dell'Osservatorio Web sono basate sui dati di Bayes-Swarm, un database che tiene traccia dei siti di informazione in lingua italiana ed inglese.

Il database, un progetto di ricerca dell'associazione BayesFor, fornisce quotidianamente informazioni e statistiche sull'uso che i media fanno delle parole.

L'Osservatorio coglie spunti dalle "misurazioni" di Bayes-Swarm ed avvia un'analisi più profonda ed ampia sulla società dell'informazione.

Esempi del lavoro dell'Osservatorio Web sono pubblicati su PolisBlog e da oggi qui sul blog.

COLLABORANO:

Alessandro Bonazzi

Paolo Brunori

Lara Burriesci

Giacomo Rossi

Guido Taietti

Andrea Turi


Per contatti, informazioni e proposte: laraburriesci[at]tiscali.it
ed ovviamenti nei commenti ai post.